Federcaccia Vda

Documento del Cons. Reg. VdA FIDC inviato al giornalino del cacciatore valdostano

Documento del Cons. Reg. VdA FIDC inviato al giornalino del cacciatore valdostano

By / Fidc Vda /

LA MONTAGNA HA PARTORITO IL TOPOLINO E ADESSO?

Dopo un periodo di scontri, riunioni, accesi dibattiti, dimissioni alla fine la montagna ha partorito il topolino! Le modifiche della legge regionale 64/94 riguardantI la gestione venatoria, non sono andate nella direzione auspicata dalle attese e dalla volontà della maggioranza dei cacciatori valdostani e da noi della Ferdercaccia.

Alla luce dei fatti e in previsione futura ci siamo posti da subito delle domande: “Ha ancora senso ambire ad un sistema gestionale regionale che preveda un maggior coinvolgimento locale dei cacciatori? Il Comitato Regionale della gestione venatoria serve a qualcosa?”

I nostri principi, sui quali si fondano le attività come associazione venatoria regionale al fine di ottenere un riconoscimento di soggetti responsabili all’interno della società sono ormai consolidati da decenni:

Gestione responsabile della fauna.

Essere coinvolti direttamente, materialmente e emotivamente e non servirsi di un bene prezioso pubblico, questo non può che significare rendersi parte attiva non solo rispettare regole, norme imposte al fine di evitare sanzioni.

– Pianificare e rispondere delle proprie attività.

Una gestione coinvolta significa autoresponsabilità, agire con pianificazione e partecipazione leale, misurare e limitare costantemente il livello di pressione venatoria consentito.

Legame del cacciatore al territorio

Agire in modo di accrescere la cultura e l’impegno gestionale localmente. Se non si è legati al territorio venabile, non si scontano direttamente gli errori gestionali e quelli di caccia e si riduce la consapevolezza del proprio ruolo attivo e leale verso il prezioso bene pubblico e gli altri attori direttamente coinvolti.

Sulla base di questi principi già nel 2006 al primo rinnovo del Piano faunistico regionale avevamo lavorato per arrivare ad un Comitato di gestione “vero”, con il coinvolgimento diretto dei cacciatori, volto alla definizione di un modello gestionale indipendente e moderno, in linea con quanto avviene ormai dappertutto a livello nazionale e internazionale.

A distanza di dieci anni siamo ancora al punto di partenza, anzi si è tornati indietro di vent’anni. Tutto si riduce alla mera fruizione di fascette assegnate , molta più attenzione alla gestione dei cacciatori, che non a una buona gestione della fauna e del territorio, che rimangono gli obbiettivi principali.

Se politicamente, amministrativamente il concetto di “coefficiente unificato e libertà di caccia su territori non direttamente gestiti” può trovare consensi, è del tutto consolidata l’opinione contraria di tutti i massimi esperti in materia che mirano alla salvaguardia e alla valorizzazione della fauna selvatica tramite il prelievo selettivo.

In ottica futura occorre intavolare una serie di incontri su più livelli per capire cosa fare.

Lasciamo tutto in mano all’Amministrazione Regionale e il Comitato rimane un organo consultivo e di supporto ai tecnici regionali, oppure ci sono ancora spazi per mirare ad un sistema venatorio valdostano, più funzionale e durevole di quello in essere con vero coinvolgimento dei cacciatori degli enti locali, delle stazioni forestali?

Gli argomenti in gioco sono tanti, noi come Federcaccia Valle d’Aosta continueremo ad impegnarci per fare in modo che il cacciatore valdostano sia considerato il vero protagonista e non un semplice acquirente di fascette.

A cura del Consiglio Regionale Federazione Italiana della Caccia