Federcaccia Vda

Modifiche alla Legge Regionale 64

Modifiche alla Legge Regionale 64

By / Fidc Vda /

Lo scorso anno come associazione venatoria siamo stati impegnati nelle consultazioni e discussioni riguardanti le modifiche della legge regionale 64/94 che la regione ha messo in calendario, in tema di sanzioni disciplinari, ripartizione delle risorse derivanti dalla tassa di concessione regionale e in ultimo delle novità propedeutiche alla revisione del piano faunistico. E su queste è bene soffermarsi. Ormai da un ventina d’anni, con l’introduzione della caccia programmata e tutto ciò che ne è conseguito, si sono affrontate negli ambienti venatori discussioni anche accese sul dimensionamento ideale del comparto di caccia.


Sin dai primi dibattiti anche a livello politico, c’è sempre stato un grosso confronto tra più comparti rispetto al comparto unico regionale e si era addivenuti alla previsione dei tre comparti alta, media e bassa valle che poi sono rimasti sulla carta, in quanto poi sostituiti dal lavoro svolto a livello comunale e di circoscrizione. Ancora oggi c’è chi lo vorrebbe unico ed esteso per consentire il massimo movimento ai cacciatori, chi invece ritiene migliore la soluzione contraria, comprensori di caccia omogenei di modeste dimensioni con loro autonomia decisionale. E ahimé anche questa volta non siamo stati in grado di imporre una soluzione coraggiosa e chiara, nelle more della modifiche legislative (se tali saranno approvate) è stato individuato un comparto unico amministrativo con la promessa, non scritta chiaramente in legge e quindi tutta da sviluppare, di salvaguardare le prerogative delle circoscrizioni e delle sezioni comunali per quanto riguarda la regolamentazione delle assegnazioni e pertanto la mera gestione della caccia e della meritocrazia. Per essere chiari e concisi come noto noi della Federcaccia abbiamo sempre mirato a qualcosa di più coraggioso, ad una maggiore autonomia gestionale da parte dei cacciatori, e quindi ad un maggiore coinvolgimento del nostro comitato e delle sue diramazioni locali, circoscrizioni e sezioni comunali. Dopo la prima riunione sul tema e l’incontro con l’Assessore, mi era parso di capire che il mondo venatorio valdostano si fosse finalmente orientato verso un maggior coinvolgimento diretto, da prevedere con una gestione subcomprensoriale, dei famosi distretti seppur nell’ambito di in un unico comparto, tant’e’che si parlava di valorizzare la struttura delle circoscrizioni, di numeri, di danni da risarcire, di un eventuale aumento del costo per coefficiente di assegnazione, insomma la strada era quella giusta. Questo però a molti non piace, si adduce che non c’è questa tradizione in valle, che noi cacciatori valdostani non siamo pronti per gestirci quel bene pubblico della nostra comunità rappresentato dalla preziosa fauna alpina e soprattutto a molti tale suddivisione potrebbe sembrare limitativa della libertà dei cacciatori di muoversi su tutto il territorio. Anche se in pratica piu’ che di una limitazione fisica si tratta di una limitazione psicologica e di una pigrizia di affrontare i problemi, in quanto anche prima dell’esistenza dei vincoli territoriali sopra riportati, l’esercizio della caccia veniva svolta, dalla maggior parte dei valdostani, in ben delimitati territori e nelle proprie vallate di residenza. Ed infatti avevo mal interpretato il significato di quanto si discuteva in tema di autonomia, perche’ autonomia significa (capacita’di provvedere a se’stessi) da dizionario, ed invece in ultimo dalla stesura definitiva della bozza delle riforma legislativa che ci ha inviato l’Amministrazione, condivisa con il nostro Presidente, il vocabolo autonomia non compare mai. Quindi nel prossimo lavoro di revisione del piano faunistico regionale ormai scaduto da due anni si rischia di cambiare tutto per non cambiare nulla o addirittura di tornare indietro alla compensazione, al compato unico valdostano e basta. Ancora una volta abbiamo perso una grande occasione per farci delegare la gestione delle attività venatorie, e mi chiedo per quanto tempo ancora ci faremo condurre per mano da mamma regione?
Senza valorizzare il lavoro svolto dai cacciatori, nelle circoscrizioni e nelle sezioni comunali e senza il riconoscimento della loro autonomia nella gestione della caccia, senza un forte e stretto collegamento del cacciatore al territorio si rischia di tornare al completo disinteresse da parte dei cacciatori per le attività preliminari e per il lavoro da fare con il fine ultimo ed assoluto di prelevare; cacciatori tiratori quindi a cui far pagare sempre di più il prezioso giochino.
Volenti o nolenti a dispetto di coloro che dicono che le cose non vanno bene grazie a quanto stabilito a fatica con il primo piano faunistico venatorio regionale approvato nel luglio del 2000 il lavoro svolto da noi cacciatori nelle circoscrizioni e nelle sezioni comunali ha portato un grosso miglioramento culturale e di applicazione degli stessi, la gestione del territorio e della fauna è diventato un obiettivo primario, e su questo punto noi di federcaccia vigileremo e ci batteremo nelle more del nuovo piano faunistico di modo che questo percorso non vada sminuito o addirittura perso facendo venire meno le prerogative locali. E poi per non tediarvi ulteriormente vi pongo ancora un quesito su cui riflettere, quando le risorse amministrative e finanziare pubbliche verranno definitivamente meno e la caccia diventerà un lusso per pochi cosa diremo? Diremo che i cacciatori valdostani come al solito non sono pronti o, ci tireremo finalmente su i pantaloni da soli?
Per ora buon 2016 a tutti i cacciatori della nostra meravigliosa petite vallée.